LA MORTE DI UN PROFETA

Maradona è stato, non solo l’ultima grande figura eroica del calcio, ma anche il più autentico profeta del miracolo calcistico. Solo Maradona, nel calcio moderno, ha concentrato su di sé l’aspettativa e il desiderio di milioni di tifosi di calcio nel mondo, di una scassata nazione argentina a cui lui ha regalato la felicità di una rivincita sulla sconfitta storica con gli inglesi alle Malvinas, di una Napoli che solo con lui è tornata milionaria conoscendo la dignità di un riscatto sociale conquistato sul campo. Ogni eroe purtroppo muore. Maradona è stato ucciso nel 1994 dalla volontà di portare il calcio fuori dall’imprevedibilità del miracolo e dentro la pianificabilità del meccanismo economico e razionale. Dopo la sua crocifissione non c’è stata alcuna forma di resurrezione. Oggi il grande calcio è ridotto a una Disneyland per babbei. La vita biologica di Diego, comprensibilmente, è terminata negli eccessi necessari a sopportare la sopravvivenza a sé stesso. La sua morte lo riporta là dove devono stare i veri profeti. Che sia stato più o meno bravo di Pelé è un nonsenso paragonabile a quello che si domanda se fosse più alto Cristo o Maometto.